Pensioni Ocse dati vitalizi pensionistici italiani generosi

Secondo i dati che la Ocse, (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), riporta riguardano i vitalizi pensionistici italiani e sono più generosi, la cui conseguenza è la spesa insostenibile che le casse del Governo sono costrette a sopportare, sempre seguendo i dati Ocse siamo secondi alla Grecia, con il 17% del Pil, escluse le pensioni di invalidità, scende al 16%, un punto che rientra sotto la voce ‘assistenza sanitaria’; e come potrebbe essere diversamente se l’Italia è un paese prevalentemente di persone anziane, con la disoccupazione che avanza sempre di più, anche se la riforma Fornero ha cercato drasticamente e senza scrupoli di far scendere il fabbisogno dell’Inps negli anni futuri?

Ciò che si evince da questi dati è la cosiddetta media nel pollo, se un pensionato prende per esempio 3000 euro di pensione e l’altro prende 500, si fa la somma e si divide per due, quindi la media è di 1,750 euro ognuno, nonostante l’ultimo percepisce solo 500 euro di pensione, questa è la realtà dei fatti e i dati Ocse lasciano il tempo che trovano poiché al di là di ogni considerazione che si possa fare, a questo proposito si pubblica un articolo di Investire Oggi dove si analizza il problema ma non convince affatto le varie ragioni di ragion di Bilancio e Stato, dove si capisce perfettamente che in Italia se la spesa pensionistica è la prima voce in Bilancio lo è per un paio di motivi: una sperequazione del tutto ingiustificata e facendo una media non risolve il problema, il problema si risolve eliminando vitalizi faraonici e privilegi che non hanno ragione di essere, adottando riforme per il mondo del lavoro che possa garantire un reddito al cittadini, eliminando la piaga della disoccupazione non solo giovanile ma anche degli over-50.

Articolo scritto da Giuseppe Timpone su Investire Oggi in data odierna:

Più volte abbiamo scritto negli ultimi tempi con riferimento alla spesa per le pensioniin Italia, la seconda più alta in Europa dopo la Grecia, assorbendo il 17% del nostro pil, che al netto degli assegni di invalidità, altrove rientranti sotto la voce “assistenza sanitaria”, scende solo al 16%. E’ la prima voce di spesa del nostro bilancio pubblico e non potrebbe essere altrimenti in un paese sempre più vecchio, nonostante gli ultimi interventi in materia, come l’impopolare riforma Fornero, abbiano cercato di abbassare il fabbisogno atteso dell’Inps per i decenni a venire.

Partiamo da un dato demografico: gli anziani. I cosiddetti over-65 sono il 21,25% dell’intera popolazione italiana (dati aggiornati al 2014), a fronte dei quali gli under-15 rappresentano solo il 14%. Nel primo caso, solo il Giappone detiene una percentuale più alta di anziani, mentre solo la Germania ne ha una giovanile meno numerosa.

A conti fatti, l’Italia è tra i paesi al mondo con il rapporto maggiore tra over-65 e under 15, suggerendo quanto avanzato sia l’invecchiamento della nostra popolazione e quanto potenzialmente squilibrato possa diventare il nostro sistema pensionistico.

Attenzione a pensare che gli over-65 coincidano con i pensionati, perché fino ad oggi sono andati in pensione anche lavoratori di età inferiore (a volte di parecchio) ai 65 anni, ragione per cui la platea dei pensionati è più ampia di quel 21,25% sopra citato. Allo stesso tempo, quand’anche supponessimo che da qui a breve, grazie alle riforme previdenziali, a godere degli assegni saranno solo ed effettivamente gli over-65 (già da quest’anno le donne potranno accedere alla pensione di vecchiaia a 65 anni e 7 mesi, mentre gli uomini possono farlo a 66 anni e 7 mesi), bisogna fare i conti con un’altra realtà, ovvero la bassa occupazione.

Scorporando gli under-15, ovvero i giovanissimi, che non rientrano tra la popolazione in età lavorativa, si ottiene che gli italiani con almeno 65 anni di età rappresentano quasi un quarto degli italiani di età compresa tra i 15 e i 64 anni. Tuttavia, in quest’ultima fascia di età, risultano occupato poco più del 57%, ovvero qualcosa come circa il 37% della popolazione complessiva.

Rapportando gli over-65 agli occupati, scopriamo che, per quanto incisive siano state e saranno le riforme nei prossimi anni, a fronte di un ultrasessantacinquenne già oggi vi sono appena 1,75 lavoratori. In Francia, dove la previdenza non è messa proprio bene, il rapporto è di 2,2. In Germania, malgrado la popolazione tedesca tra le più vecchie al mondo, grazie al tasso di occupazione elevatissimo si hanno 3,6 lavoratori per ogni over-65. E a differenza che da noi, lì i pensionati rientrano praticamente tutti nella fascia di età sopra i 65 anni.

Pensioni mediamente più alte in Italia

Tutto qua? No, perché la previdenza italiana risulta anche tra le più generose al mondo, un fatto in sé certamente positivo, ma che alla luce dei dati sopra snocciolati appare insostenibile e fonte di squilibri già da anni, per quanto anche qui le riforme stanno agendo per ridurre l’importo degli assegni e legarlo maggiormente ai contributi versati.

Il tasso di sostituzione, vale a dire il rapporto tra il primo assegno incassato e l’ultimo stipendio percepito, è da noi dell’80%. Equivale a dire, che se guadagnavamo poco prima di andare in pensione 1.000 euro al mese netti, il primo assegno pensionistico ci garantisce 800 euro. La percentuale media nell’area OCSE è del 63%, ma in Germania si scende al 50%, in Giappone al 40%, nel Regno Unito al 29% e in Francia si sale al 68%.

L’evidenza è che tutte gli stati coinvolti dal fenomeno dell’invecchiamento avanzato della popolazione tendono ad offrire tassi di sostituzione nettamente più bassi dell’Italia, anche se vi sono eccezioni come l’Olanda e l’Austria, dove il primo assegno pensionistico equivale rispettivamente al 96% e al 92% dell’ultimo stipendio netto percepito. Servono più occupati, più nascite e assegni più leggeri per contenere la spesa pensionistica italiana e nessuno di questi tre obiettivi appare di immediata portata.”

In finale l’articolo scrive: ‘servono più occupati, nascite, assegni più leggeri per contenere la spesa pensionistica italiana e nessuno di questi tre obiettivi appare di immediata portata’, questi obiettivi sono utopia pura e semplice in quanto il mondo del lavoro è allo sbando con contratti di lavoro che non riescono a dare continuità, sicurezza lavorativa, la cui conseguenza è l’esodo della gioventù italiana verso Paesi che garantiscono un futuro, le nascite non ci saranno per persone responsabili che non trovano una stabilità lavorativa  e continuativa prevedendo tempi peggiori non solo per se stessi ma per una eventuale prole, assegni più leggeri si potrebbero avere limando e recidendo determinate pensioni d’oro che non hanno ragione di essere ma sono reali ed esistono e se la Ocse fa la media del pollo certamente si avrà una spesa pensionistica generosa italiana, però generosa solo per la ‘casta’ non certamente per il povero diavolo di pensionato che deve arrabattarsi per arrivare alla fine del mese con un vitalizio pensionistico da fame!

Fonte: InvestireOggi

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